L'origine della Jota danzata risale all’epoca in cui gli Iberi
rendevano omaggio alle divinità attraverso la danza. La scoperta di un
documento intitolato De esplendor se doran los ayres, scritto nel 1666, segna invece
l’origine della Jota cantata.
Il documento fu scritto da Samaniego e presentava le caratteristiche
della Jota, rinvenuto nel 1946 nell’archivio musicale dalla Basilica del Pilar,
dove si trovavano diversi canti dedicati alla Madonna, è considerato infatti come
la prima partitura della Jota. Il ritrovamento si deve all’opera di Arciniega
Gregorio, Maestro della Cappella del Pilar nel 1940, che, dopo un duro lavoro
di ricerca tra centinaia di documenti polverosi, scritti in spagnolo antico, riuscì
a recuperarlo. Il maestro Arciniega ne realizzò un’accurata trascrizione per
ottenere una versione moderna, con due cori e solisti e orchestra, mantenendosi
però fedele all'originale, rispettato in tutta la sua peculiarità, Il suo
magnifico lavoro fu reso noto durante la festa dell’Esaltazione del Folklore
aragonese, la notte del 12 ottobre 1946.
La Jota danzata è, quindi, ancora più antica rispetto a quella cantata.
Pensiamo infatti a come gli Egiziani, gli Ebrei, i Greci e gli Iberi onoravano
le loro divinità con la danza. L’usanza di introdurre la danza nel culto
cristiano si ebbe a partire dal IV secolo; in seguito questa si impose nei riti
e nelle cerimonie della Chiesa per secoli fino a quando, per ragioni non del
tutto chiare, queste danze sacre degenerarono e furono rifiutate dagli ordini
ecclesiastici, in quanto rappresentanti del legame del popolo con la
materialità. Pertanto Papa Zaccaria, nel 774, proibì la danza utilizzata all'interno
dei templi sacri. Di fronte a questo divieto il popolo riprese queste danza
sacre adattandole agli usi e costumi del sentimento popolare.
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